Credits: Ufficio Stampa

Mi sveglio presto. La sera prima ho fatto tardi. Non riesco ad alzarmi dal letto, malgrado la voce della sveglia che ripete «Sono le 6, sono le 6, sono le 6». Verrebbe voglia di romperla, ma non posso. Si tratta di un regalo di un mio amico che ora sta all’estero. Che figura farei se dovesse scoprire tutto? Meglio non rischiare, tanto sto abbandonando il letto. Sono le 6.07. Dovrei essere in ufficio alle 7.30. «Ho tutto il tempo», penso io, ma, immediatamente, la mia testa mi dice altro «Devi anche trovare parcheggio».

E allora, senza nemmeno pensarci un minuto, faccio una doccia veloce, salto la colazione (magari la farò più tardi nel bar del centro), indosso giacca e cravatta ed esco di casa. Prima di chiudere la porta, però, prendo chiavi, tracolla di colore nero e scendo per le scale. Sono le 6.43 e ho già fatto tutto questo. Saluto la signora della porta accanto, il portiere e varco il portone condominiale. Esclamo «Finalmente sono fuori» con un certo sollievo, ammirando il cielo di settembre.

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E così, senza nessuna preoccupazione, mi avvicino alla mia auto ma non senza imprecare duramente con me stesso. «Perché hai fatto tutto di fretta? Avevi paura di non trovare parcheggio in città? Ma se hai una Smart!». Effettivamente, se il mio cervello avesse pensato in tempo a questo particolare, magari avrei potuto fare colazione con tutta la calma del mondo. Ma ormai è andata.

Arrivo in centro alle 7 in punto e già tutti i parcheggi sono occupati. Tutte le mattine è così. Somiglia a un complotto nei miei confronti, ma non demordo. Ho ancora 24 minuti di tempo per trovare un posto per la mia Smart ForTwo. Ma, dopo pochi secondi, all’improvviso, forse grazie alle mie preghiere, una berlina che mi precedeva non riesce a infilarsi in un minuscolo spazio. È un momento epico perché so di poter tranquillamente parcheggiare la mia Smart. Una sensazione bellissima che, probabilmente, tutti i proprietari della citycar più famosa al mondo, hanno provato nel corso della vita. Quel senso di leggerezza che spontaneamente ti assale e del quale non ne faresti più a meno.

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Così, sorridente come un bambino, chiudo la mia Smart e vado a fare colazione al bar. Perché sono le 7.15. Ho ancora tempo per un cappuccino e una brioche prima di recarmi nel mio studio. E mentre aspetto il cameriere, la mia mente afferma «Pensa se avessi avuto un’utilitaria o, addirittura, una di quelle berline del momento. Non avrei fatto in tempo a timbrare il cartellino dell’ufficio». Un pensiero che trova d’accordo, sicuramente, la maggior parte delle persone che possiede una Smart. Quell’auto capace di cambiare in meglio le abitudini quotidiane. Quell’auto che fa della comodità la sua arma migliore, con un design inimitabile e cool. Insomma, la citycar che, quando ci penso, mi aiuta anche a dormire di più. Specialmente al mattino…