Credits: Ufficio Stampa FCA

Siamo alla fine degli anni ’80, in procinto di saltare verso i ’90, quelli che avrebbero preceduto l’inizio del nuovo millennio. L’idea era quella di creare un’auto in grado di far innamorare ancora di più gli appassionati. Però, qualche volta, anche i progetti studiati nei minimi particolari trovano grandi difficoltà capaci di farsi ricordare ancora oggi. Henry Ford diceva: «Il meglio che possiamo fare è cogliere le opportunità, calcolare i rischi connessi, stimare la nostra abilità di gestirli, e fare i nostri progetti con fiducia». Parole, evidentemente, non propriamente seguite alla perfezione dai designer Fiat impegnati nella produzione della Duna.

Un’auto odiata dalla maggior parte degli italiani che, senza mezzi termini, considerano questa vettura come la più brutta degli ultimi cinquant’anni. E non è uno scherzo: la Fiat Duna viene sempre presa di mira da chiunque, anche in quei discorsi all’apparenza seri. Addirittura la rivista di chiaro stampo satirico, «Cuore», gli dedicò un calendario ironico che ebbe molto successo. Era il 1993 e la produzione della Fiat Duna, nel territorio italiano, era già stata stoppata da due anni. Ormai l’immagine era stata rovinata, meglio cambiare.

Una macchina vista con gli occhi della critica anche oggi per svariati motivi. Anzitutto, ai tanti appassionati della Penisola, non è piaciuta l’idea della Fiat, capace di modificare il designer della Uno, creata da Giorgietto Giugiaro, rispettato in tutto il mondo per tutto quello che aveva fatto. Se la storica Lotus, l’Alfa Romeo, la BMW, la Maserati, la Renault sono famose, lo devono anche alla matita del competente designer molto apprezzato in tutto l’ambiente dell’automotive, ma non solo.

La Fiat Duna, così, somigliava a una classica Uno allungata che non era né una moderna station wagon, né un’utilitaria comoda per la famiglia. Proprio non piaceva a nessuno, bambini compresi. Eppure, ironia della sorte, i vertici dell’azienda automobilistica italiana decisero di esportare il veicolo dal Brasile. Lì, nella patria del calcio la Duna era considerata l’auto del futuro, bella in qualsiasi cosa. Stessa cosa avvenne in Argentina e in tutto il mercato sudamericano, vero e proprio traino per la vendita della «Uno modificata».

Pensate, molti cittadini italiani, per la sua linea sgraziata, definivano la Duna come «l’antifurto di se stessa». Una vera e propria congiura nei confronti di un’auto prodotta in Sud America fino al 2000. E nemmeno l’esportazione della versione Week-end, con relativo spot TV, fu necessaria a gettare acqua sul fuoco sulla vicenda. La Duna non era amata e l’amore, lo sappiamo, non si prova in pochi giorni, soprattutto quando si cambia una creatura storica come la Fiat Uno.

Credits: Ufficio Stampa FCA
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Così, quando nacque la Fiat Palio, quest’ultima fu accolta con felicità da quasi tutti gli italiani. «È la fine di un incubo», affermò qualcuno, nel lontano 1996, brindando all’evento. Malgrado tutto. Malgrado le aspre critiche e prese in giro, la Fiat Duna, nei mesi scorsi, è stata inserita dall’ACI nella lista delle auto d’interesse storico. Una bella rivincita, niente da dire.