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«L’auto è il mezzo più famoso del mondo. E lo sarà per sempre». Una frase che potrebbe tranquillamente entrare nei libri di storia e non uscire più. Una frase che racchiude alla perfezione la situazione auto in Italia. Nel 2014, secondo il censimento Istat, ben 6 italiani su 10 usavano le vetture per recarsi al rispettivo posto di lavoro e accompagnare a scuola i propri figli. Con tanti saluti ai mezzi pubblici e un benvenuto all’inquinamento. E la situazione nel 2015 non è migliorata tantissimo. Stando a uno studio dello scorso anno condotto da Eurobarometer, lo strumento impiegato dalla Commissione Europea per raccogliere l’opinione dei cittadini della UE riguardo a definiti temi di interesse pubblico, 63 italiani su 100 hanno adoperato l’auto anche per piccoli spostamenti. Un dato allarmante se si considera che solo 8 persone su 100 sono saliti su bus, tram e altri mezzi pubblici. L’abitudine, a sorpresa, ha visto protagonisti maggiormente gli abitanti dei medi centri urbani.

Malgrado ciò, tutte le regioni del «Belpaese» stanno ancora cercando rimedi efficaci per combattere questo problema che va a ripercuotersi, automaticamente, anche sull’ambiente. Sarebbe fondamentale, infatti, invertire questa tendenza per diverse ragioni. Anzitutto l’aria che ognuno di noi respira sarebbe più pulita, grazie alla (quasi) eliminazione dei gas di scarico delle auto dannosi quasi quanto i fumi prodotti dalle industrie. E non servono a nulla i vari blocchi domenicali attuati soprattutto nelle grandi città se, il giorno dopo, è tutto come prima. Serve una mentalità diversa, che gli italiani, almeno per il momento, non riescono a cambiare. Ad esempio, lo sapevate che, lo scorso anno, Roma e Milano sono state le due città più colpite dall’aumento dello smog? Da sempre, la Capitale e il capoluogo lombardo sono viste come metropoli industrializzate, dove lo sviluppo, sotto ogni punto di vista, è all’ordine del giorno.

Proprio grazie all’uso dell’automobile, lo Stato registra ogni anno guadagni inimmaginabili sulle spalle degli italiani. Lo fa capire un articolo di alcuni mesi fa apparso su “Il Giornale”, a firma di Chiara Sanna, che dovrebbe far aprire gli occhi a tutti. Pensate, in base al calcolo del bollo auto e di altre varie imposte, l’Erario incassa 70,5 miliardi di euro. E, secondo l’Associazione dei Costruttori Europei di Automobili (Acea), nel 2013 le entrate sono state così divise: 37,4 miliardi derivati causa accise, 14,2 miliardi di Iva sulle vendite e riparazioni, 5,9 miliardi guadagnati dal bollo auto, 4,5 miliardi di tasse sulle assicurazioni alle quali si aggiungono i pedaggi. Una fonte di ricchezza niente male per lo Stato che, per bocca del Premier Matteo Renzi, starebbe pensando di abolire la tassa automobilistica. Una possibilità che, a molti, sembra una promessa elettorale bella e buona. Staremo a vedere.

Eppure, nonostante tutto, il confronto con alcune realtà europee, come Germania e Francia, a differenza di quanto si dice, è simile. Lo Stato tedesco, dalla tassa automobilistica, nel 2012 ha guadagnato 8,9 miliardi che vanno a sommarsi agli altri 71,1 miliardi maggiormente ricavati dall’Iva sull’acquisizione e dall’imposta sui carburanti. Le casse di quello transalpino, invece, nel 2013, hanno “accolto” solo 1 miliardo dal tributo a scadenza fissa, che si va a sommare agli altri 68 di guadagno provenienti da pedaggi, accise e assicurazioni.