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Parliamoci chiaro: il bollo “applicato” ai veicoli storici con meno di 30 anni di età non è stata una mossa propriamente corretta da parte del Governo. La decisione, dopo l’approvazione della Legge di Stabilità del dicembre 2014, ha creato tanti malumori tra appassioni e proprietari di mezzi storici, adesso costretti a pagare una tassa dal “sapore salato”. Ma quali sono le differenze legislative tra Italia e il resto dell’Europa proprio su questa annosa vicenda? Grazie a uno studio del RIVS (Registro Italiano Veicoli Storici) facciamo il punto della situazione.

Così, dal sito dell’associazione no-profit, si evince chiaramente una difformità tra il nostro Paese e le altre Nazioni UE prese in considerazione. Ecco come stanno le cose:

Germania – Età d’accesso 30 anni. Tassa di circolazione a € 190,00.
Inghilterra – Età d’accesso 30 anni. Esente tassa di circolazione.
Francia – Età d’accesso 30 anni (esenzione impossibile: la tassa si paga sulle accise sul carburante)
Spagna – 25 anni. Esente tassa di possesso.

Allargando la comparazione ad altri paesi dell’area UE, vediamo come i limiti dei 25 e dei 30 anni siano ampiamente diffusi.
Austria – 30 anni.
Belgio – 25 anni, bollo 61,50 euro.
Danimarca – Oltre 30 anni.
Irlanda del Nord – 30 anni.
Finlandia – 30 anni, esente bollo.
Grecia – 30 anni, esente bollo.
Lussemburgo – 30 anni
Norvegia – 30 anni, bollo 50,00 euro.
Olanda – 25 anni, esente bollo.
Portogallo – 20 anni (meno di 500km/anno)
Svezia – 25 anni, esente bollo.

Il RIVS, poi, scrive testualmente: “L’Italia dunque, con il riconoscimento della storicità a 20 anni, rappresenta – rappresentava – un’eccezione nel panorama europeo, dove la situazione è equamente divisa tra il riconoscimento al 25° anno e quello al 30°. Un argomento questo che sembra rafforzare la posizione del governo e di tutti coloro che hanno applaudito l’innalzamento dell’età minima operata con la Finanziaria 2015. Un argomento, però, fuorviante, se non letto nel più ampio contesto della tassazione sul settore automobilistico. a distanza di un anno dalla sua abrogazione, possiamo dire che il riconoscimento della storicità ai veicoli storici dal 20° anno di età – con relativi benefici fiscali – rappresentava un’anomalia necessaria proprio perché andava a sanare, almeno parzialmente, una situazione ampiamente svantaggiosa per i collezionisti e gli appassionati di auto italiani. La sua eliminazione ha rappresentato non solo un’ulteriore iniquità di trattamento rispetto ai “colleghi” europei, ma anche una mossa strategicamente sbagliata – almeno per quelli che erano gli obiettivi dichiarati – in quanto i risultati saranno opposti a quelli sperati dal Legislatore. Inutile dire a questo punto che la situazione necessita di essere urgentemente rivista, con il buon senso, il respiro prospettico e la cognizione di causa che finora sono sempre mancati”.

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