Che sia pericolosa lo si sa da tempo, ma quella soglia di pericolosità è stata varcata un’altra volta. Michal Hernik, polacco di 39 anni è stato ritrovato morto al chilometro 206 della tappa San Juan-Chilechito in Argentina durante la terza tappa della Dakar 2015, mentre era in sella alla sua Ktm.

IL PERSONAGGIO Le circostanze della sua morte sono ancora da verificare, ma probabilmente si presume un decesso causato da una mancanza di idratazione, così in una nota si esprimono gli organizzatori: “le circostanze del decesso sono ancora da determinare. Il concorrente, in apparenza, non presenta segni esteriori di un incidente”.
Michal Hernik, originario di Cracovia, era alla sua prima partecipazione alla gara più difficile e rischiosa del mondo. Partito con la fierezza di colui che custodisce saldamente nel corpo, nell’anima e nel cuore un sogno, era fermamente convinto della sua decisione, seppur travagliata nella scelta, di lasciare i propri cari, abbandonare la fredda Polonia e mettersi “in cammino” verso la torrida Argentina e la Dakar 2015. Michal era tutto fuorché impreparato, non godeva di certo dell’esperienza di altri veterani della Dakar, ma aveva preso parte a delle gare in Africa, forse per allenarsi per contrastare il nemico più grande: il caldo.

Michal Hernik- un'altra vittima della Dakar
Michal Hernik- un’altra vittima della Dakar

ERRARE HUMANUM EST PERSEVERARE… Non è il primo e (anche se ci si augura il contrario) non sarà l’ultimo di una serie di vite che la Dakar si è portata via. Hernik, pettorale numero 82, è stato ritrovato esanime a 300 mt di distanza dalla pista quando un elicottero medico lo ha raggiunto, il suo segnale GPS era ormai scomparso dai radar da oltre un’ora e mezza e per lui, non c’è stato nulla da fare.

Questa è la quinta scomparsa da quando la Dakar si disputa in Sudamerica: in precedenza avevano perso la vita il francese Pascal Terry nel 2009, l’argentino Jorge Martínez Boero nel 2012, il francese Thomas Bourgin nel 2013 e il belga Eric Palante lo scorso anno. Considerando le precedenti edizioni, in Africa, il triste bilancio sale a 24, fra piloti e co-piloti, e arriva addirittura a 63 in 36 anni – a quanto riporta ‘La Nacion’ – contemplando spettatori, giornalisti e assistenti.

Ancora una volta siamo davanti ad un grande interrogativo: ” non sarebbe il caso di rinunciare ad una piccola parte di spettacolo, e quella, rimpinguarla con una buona nonché massicia dose di sicurezza che tuteli i concorrenti?”.
Ogni anno lo “spettacolo” si ripete, ma il costo della vita ha ben più valore dell’integrità dello show.