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Il ciclone dieselgate continua a minacciare la stabilità (nonchè il buon nome) dei principali costruttori automobilistici mondiali. Dopo l’esplosione del caso Volkswagen, le attenzioni delle autorità rispetto al tema delle emissioni si sono sicuramente intensificate, portando sull’orlo dello scandalo diversi brand: prima è stata la volta di Renault, seguita a breve da Mitsubishi e Nissan. Ma le attenzioni si sono concentrate di volta in volta anche su Mercedes-Benz, Volvo ed altri grandi nomi dell’automobilismo.

Era rimasto lontano dai riflettori invece il gruppo FCA, e ciò aveva acceso le speranze dei consumatori, quanto alla buona condotta del colosso Italo-Americano sul tema emissioni. Ma un’inchiesta che si sta svolgendo in questi giorni in Germania potrebbe sparigliare le carte, mostrando come nessuno abbia veramente le mani pulite. Il meccanismo sospetto sarebbe di tipo diverso rispetto a quello ormai notoriamente adottato dal gruppo Volkswagen, che provvedeva ad accendere i sistemi di controllo delle emissioni quando la vettura era sottoposta al ciclo di omologazione. Parrebbe invece che i dispositivi di controllo Fiat funzionino solo per un periodo limitato, sufficiente a coprire il ciclo: e considerando il ciclo di omologazione tedesco, che dura poco più di venti minuti, è stato riscontrato che la trappola NOx di Fiat opera solo per i primi 22 minuti, successivamente all’avvio del veicolo.

La bomba è stata sganciata dal quotidiano tedesco Bild Am Sontag, il quale ha riportato la notizia, che vorrebbe il brand italiano indagato dalle autorità tedesche. Il giornale va avanti, rivelando che la soffiata alle autorità tedesche quanto alle presunte irregolarità sarebbe arrivata nientemeno che da Bosch, noto fornitore del settore. Il veicolo coinvolto nei test sospetti è una Fiat 500X, modello il cui comportamento aveva destato attenzione già lo scorso febbraio. E mentre il ministro dei trasporti tedesco, Alexander Dobrindt ha affermato la volontà di voler condurre ulteriori test su diversi modelli Fiat, Greenpeace ha invece sollevato delle perplessità quanto alla bontà dei metodi di rilevazione emissioni di altri brand tedeschi, su tutti Opel e Smart.

Un susseguirsi di accuse, probabili scandali e smentite che non fa altro che creare confusione nel consumatore, il quale non può che essere mosso da sfiducia crescente verso le auto spinte dai combustibili tradizionali. Che sia davvero l’ora di abbandonarli, in favore di soluzioni più pulite? La domanda a questa risposta non è banale, ma tutto sembra congiurare in questa direzione.