Anche la F1 sente la crisi. In ordine di tempo l’ultima testimonianza è stata data dalla cancellazione del Gp della Germania perchè come recita il comunicato del World Motor Sport Council “l’organizzatore non ha raggiunto un accordo con chi detiene i diritti commerciali”.
Per la corsa tedesca oltre a quelli economici però ci sono altri e non trascurabili aspetti a sfondo politico che da qualche tempo stanno rovinando l’immagine del Nurburgring, la terra dei motori per eccellenza, dove tra l’altro si è riusciti a costruire una sorta di museo permanente e ad aprire il vecchio e fantastico tracciato della Nordschleife pure ai semplici automobilisti e gli ormai cronici problemi finanziari di Hockenheim, che proprio non ha potuto accettare di organizzare il Gp per due stagioni di fila.

Il problema di fondo sta nelle richieste esose di Bernie Ecclestone, che non deroga di un millimetro dalla sua linea e che forse non si sta rendendo conto che il fiato è corto per tutti e che sempre di meno sono quelli disposti ad avallare le sue condizioni.
Ma d’altronde Ecclestone è anche colui che è arrivato a cancellare se stesso annullando la corsa all’autodromo di Istanbul proprio di sua proprietà.
Nel caso della Germania poi il Padrino della F1 non ha speso una parola a favore del Gran Premio del Paese che l’ha processato per corruzione e nel quale, per evitare la condanna e forse la galera, ha dovuto patteggiare in ragione di una somma astronomica.
Ad ogni modo, così è: Germania kaputt.

Ed ora tocca a Monza. I nuovi dirigenti dell’autodromo lombardo portano avanti da tempo una dura trattativa finalizzata al rinnovo del contratto in scadenza nel 2016 con la speranza di ricevere qualche sconto o qualche trattamento di favore da parte di Ecclestone anche con l’aiuto del Governo italiano ma visti i precedenti, faranno bene a cambiare idea.