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Enviromental Protection Agency, ente governativo statunitense, accusa il gruppo di Wolfsburg di falsificazione dei dati circa le emissioni inquinanti dei motori turbo-diesel quattro cilindri da 2.0 litri montati sulle vetture in commercio in nord America.
Alla richiesta da parte dell’ EPA circa delucidazioni in merito a questo software, il gruppo Volkswagen ammette l’esistenza di questo programma, ma giustificandosi asserendo che sarebbe stato montato per alleggerire il lavoro dei sistemi di controllo delle emissioni di azoto che provocherebbe danni, a lungo andare, al motore.

Accuse pesanti quelle che hanno colpito la Casa di Wolfsburg, nulla è ancora stato accertato, ma se l’accusa di truffa ambientale fosse confermata, Volkswagen si troverebbe con le spalle al muro e dovrebbe pagare una super sanzione da 18 miliardi, oltre a dover ritirare dal mercato statunitense circa 550.000 vetture con motori TDI. Tuttavia, mentre si dibatte a proposito di “truffa ambientale”, il gruppo tedesco inizia a risentire di queste pesanti accuse: in vista della maxi multa, solo oggi, le azioni del più grande gruppo automobilistico europeo hanno perso circa il 16% in apertura della borsa a Francoforte.
Anche il governo centrale di Berlino chiede spiegazioni a Volkswagen per capire se questa eventuale truffa abbia di fatto interessato anche il mercato europeo.