Tutti i giorni noi siamo qui a parlarvi di novità, decreti, di cosa cambia e cosa resta uguale di auto, corse, innovazioni, ma ci sono altre cose che è giusto conoscere e raccontare perché quello dell’automobile è un mondo a 360 gradi che coinvolge tutti, dalle istituzioni alle imprese fino ad arrivare al singolo cittadino. Il caso italiano può esserci utile a capire meglio l’universo delle quattro ruote.

Partiamo dalla crisi. Non è un caso che il crollo del sistema Italia sia andato di pari passo al crollo delle vendite di automobili sul territorio. Concessionari, centri autorizzati davano nel pre-crisi lavoro a decine di migliaia di persone, in più l’aumento dei “plurimarche” con ritmo esponenziale aveva portato un mercato che generava il segno “+” da tempo alla saturazione. A sancire il colpo finale la crisi dei mercati, della moneta e la demonizzazione giornalistica.
Conseguenze di questa somma di eventi sono il gran numero di cassaintegrati, le famiglie in difficoltà, i centri di vendita chiusi. 7 anni di crisi pura che solo nel 2014 e solo per pochi ha dato un respiro di sollievo evitando perdite ancora più importanti.

E se è vero che le stime danno un mercato in ripresa per il 2015, ricordiamoci che si parla di crescita sulla base di anni ed anni di crisi continua. I marchi non considerano più il Vecchio Continente un’opportunità, il futuro è fuori dall’Europa, parla la lingua dei mercati emergenti dove i soldi ci sono e c’è ancora tanto da vendere.

Per il Governo abbandonare l’auto sarebbe il suicidio del Paese e per questo i contatti con le associazione dei concessionari italiani sono frequenti e costruttivi. C’è molto da fare, partendo dall’abbassamento delle tasse sul lavoro per dare realmente una nuova spinta al nostro Paese che nonostante tutto resta il polo nevralgico delle conoscenze e la primizia indiscussa nel mondo intero.