Foto: automobili10.it

C’era una volta l’Alfa Romeo. Si, dico bene perchè, a parte gli ultimi modelli, in questi anni ho avvertito, notato, visto un certo disinteresse del Gruppo Fiat verso il “Biscione”. Un sacrilegio, secondo il sottoscritto e anche per i tanti appassionati, che deve essere dimenticato velocemente senza troppi preamboli. L’Amministratore Delegato FCA, Sergio Marchionne, come già affermato ultimamente, vuole rilanciare lo storico marchio, e non solo quello, dal punto di vista commerciale. Molto probabilmente Alfa Romeo entrerà nelle corse, si spera, ma di questo è meglio parlarne in altri periodi, dopo aver discusso della nuova era della casa automobilistica italiana. Come sono lontani i tempi del monopolio Alfa, che vinceva su tutto e tutti, anche su quei marchi stranieri che adesso dispongono di molte idee e di mezzi più potenti.

Parliamoci chiaro, io non riesco ad immaginare un’Italia senza quell’auto che mi ha fatto innamorare dei motori, sin da quando andavo all’asilo e il mio babbo acquistava i modellini della vecchia Alfa 155. Era di colore nero e io, da ragazzetto che ero, ammiravo i particolari di un’auto che, un giorno, mi sarebbe piaciuta guidare. Ricordo con affetto, quello vero mica sto parlando di quello che si compra in edicola, i bellissimi e inimitabili modelli “Alfetta”, “Giulia”, “Giulietta”, “Arna”, macchine con la M maiuscola. Oggi, nel 2014, l’Alfa Romeo vuole voltare pagina sotto ogni punto di vista, con uno sguardo al passato che non guasta mai. Orazio Satta Puliga, ingegnere automobilistico, diceva: “L’Alfa Romeo non è una semplice fabbrica di automobili: le sue auto sono qualche cosa di più che automobili costruite in maniera convenzionale. E’ una specie di malattia, l’entusiasmo per un mezzo di trasporto. E’ un modo di vivere, un modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore. Qualcosa che resiste alle definizioni. I suoi elementi sono come quei tratti irrazionali dello spirito umano che non possono essere spiegati con una terminologia logica”. Parole che ancora adesso risuonano come melodia per i cosiddetti “alfisti” e non solo.