Ci avviciniamo ormai alla fine anche di questo mondiale di F1 stradominato dalle Mercedes ma con i giochi ancora aperti per vedere chi la spunterà tra i due piloti della scuderia tedesca, Lewis Hamilton e Nico Rosberg col primo in vantaggio di 17 punti. A differenza degli altri anni, stavolta ci sarà anche la nuova regola del doppio punteggio nell’ultima gara da tenere in considerazione. Divertente gioco quello di scrivere la storia con i “se” e con i “ma”. Per fortuna gli eventi accadono e si consolidano come conseguenze di determinate cause. Provare a vedere come sarebbe andata la storia della Formula 1 con il nuovo, folle, sistema di punteggi è interessante per confermare la stupidità, in quello che è ormai diventato più che Circus, un Circo di pagliacci e saltimbanchi.

Si sceglie come un fulmine a ciel sereno che “chi porta la palla merita un gol di vantaggio”, oppure, che “chi segna ultimo, vince”. Se non fossero una cosa seria, le gare, si potrebbe anche fare finta di nulla. Proviamo a riscriverla, la storia, con in testa, però, un fattore chiave: non è un mondiale in più o in meno a fare la leggenda, ad appassionare i tifosi. Si può dominare ma rimanere un perfetto nessuno, ricordato solo dagli annali. Che ne sarebbe stato di Fangio, Schumacher, Prost, Senna, se nelle battaglie finali avessero usufruito di un punteggio doppio? Forse sarebbero stati ancora più cattivi dal punto di vista agonistico e con una maggior fame di vincere. L’argentino avrebbe dalla sua il titolo del 1953, togliendolo ad Ascari, ma sarebbe stato beffato da Stirling Moss nel 1956. L’inglese è uno dei piloti che beneficiato di più della regola tanto discussa, considerato il titolo del 1958 ai danni di Mike Hawthorn. E’ stato il primo inglese a vincere un mondiale, ma col nuovo punteggio questo primato non sarebbe più suo.

Con un balzo di un decennio, si va al 1970. Non ha senso discutere sul mondiale che sarebbe stato conquistato da Jackie Icxk anziché da Jochen Rindt, morto a Monza e campione postumo.
Particolare la vicenda di Gilles Villeneuve. Il canadese nel 1979 è al secondo anno in Ferrari e Scheckter arriva dalla Wolf: la convivenza tra i due è onesta e leale, Gilles si sarebbe laureato campione del mondo con il punteggio doppio all’ultima gara, ma la sua grandezza resta immutata. Villeneuve lo si cita per il duello di Digione, per il rientro ai box su tre ruote a Zandvoort, per la vittoria a Montecarlo, per la battaglia di Imola. Il titolo lo desiderava in quel 1982, non certo nel ’79 e l’arroganza di Pironi al Santerno è stata alla base della tragedia di Zolder.

Doppio punteggio in F1: una regola assurda

Con la regola molto contestata del doppio punteggio, Nelson Piquet avrebbe vinto un mondiale in meno, mentre Alan Jones avrebbe in bacheca due campionati, con quello del 1981 strappato al brasiliano. A quota due mondiali si troverebbero molti piloti ma non tutti davvero allo stesso livello, come si potrebbe credere guardando solo la statistica. Lauda, Senna, Piquet, Jones, Mass e Raikkonen insieme. Casi diversi per ciascun campione: Lauda perderebbe il titolo del 1984 a vantaggio di Prost che sarebbe il vero beneficiario del nuovo sistema, dato che andrebbe a quota sei mondiali,compreso quello del 1988 vinto, invece, a Senna. Il brasiliano scenderebbe di un gradino al pari di Piquet, mentre Alan Jones e Raikkonen godrebbero forse più di quanto davvero meritato.
Un approfondimento sul 2003, anno del sesto campionato di Schumacher, ottenuto concludendo appena a punti, il minimo indispensabile dopo una gara – a Suzuka – caratterizzata da vari problemi. Non è stato di certo l’anno più felice per la Ferrari dedicata all’avvocato Agnelli e la regolarità di Kimi l’avrebbe premiato nel finale.

Schumacher 'non avremo mai più buone notizie'

strong>Massa avrebbe avuto bisogno di molto meno in Brasile nel 2008 per portarsi a casa il titolo, non solo Glock davanti a Hamilton, ma soprattutto l’incidente evitabile a Singapore. Inquadrando il valore di Felipe brasiliano in quella stagione si può affermare che la vittoria del mondiale non sarebbe stata un furto, ma non modifica il giudizio sul pilota, un onesto driver sopravvalutato proprio considerato quel mondiale sfuggito di mano.
Infine, conl doppio punteggio ci sarebbe un Alonso iridato nel 2012, a spezzare il dominio di Vettel con una Ferrari in realtà deludente nelle prestazioni e favorita dall’alternanza di vincitori nei primi 8 gran premi dell’anno.

Fernando Alonso sarà un nuovo pilota McLaren con un contratto da urlo

Per concludere, undici occasioni su 64, tanti sarebbero stati i mondiali che avrebbero visto un vincitore diverso con il cervellotico regolamento sportivo 2014, capace di far peggio anche del cambio di punteggio introdotto quando Schumacher vinceva i mondiali prima di Ferragosto, mandando in vacanza tutti e uccidendo il campionato.
Storia e statistiche non si possono riscrivere, al massimo farne una rilettura con l’applicazione delle variabili impazzite. Così le fatiche di Schumacher e Prost avrebbero portato allo stesso risultato quantitativo, con sei mondiali a testa, Vettel sarebbe a tre così come Alonso, mentre la schiera dei bi-campioni comprenderebbe Lauda, Senna, Piquet, Jones, Raikkonen e Jochen Massa. Alberto Ascari sarebbe in compagnia di Gilles Villeneuve, Jackie Ickx e Massa, mentre Rindt, Scheckter, Hawthorn e Hamilton sarebbero senza mondiali.

Nel 2014, se anche Hamilton fosse giunto in testa con ben 50 punti di vantaggio all’ultima gara, segnale di un dominio deciso, avrebbe potuto non essere sufficiente bastare, con buona pace della costanza e velocità distribuite su 18 gare. Chi sarà a “segnare l’ultimo gol” ad Abu Dhabi? L”unica cosa certa è che quello che pone fine al buonsenso e allo sport l’ha fatto la Federazione.

A cura di Paolo Fornasari