Foto: BORIS HORVAT/AFP/Getty Images)

L’inverno aveva detto Mercedes. La gara, che come sempre è il banco di prova privilegiato ed indiscutibile, lo conferma. Il Gran Premio d’Australia, primo appuntamento stagionale del mondiale di Formula 1 2014, se lo aggiudica Nico Rosberg con una gara dominata dalla prima all’ultima curva, forte di una macchina che, almeno in questa fase, offre il pacchetto competitività – affidabilità migliore del paddock. Chiudono il podio Daniel Ricciardo su una sorprendente (per quanto mostrato nei test) Red Bull ed il debuttante Kevin Magnussen. Quinto Alonso, ottavo Raikkonen: questo il magro bilancio in casa Ferrari, che si consola con il fatto di aver portato entrambe le vetture al termine della gara.

Tutte le rivoluzioni richiedono del tempo, non si può pretendere di cambiare dall’oggi al domani un mondo ipertecnologico come quello della Formula 1. In effetti le modifiche imposte dalla FIA per questo 2014 sembrano, almeno per ora, dimezzare lo spettacolo in nome di una spending review che un po’ stona nelle corse automobilistiche. Vedere ingegneri che fanno i conti al muretto su quanta benzina sia rimasta come una massaia qualunque, costringendo i piloti a rallentare o accelerare a seconda delle prestazioni dei motori rende senz’altro meno spettacolare uno sport che fa della massima velocità la sua anima. Ma tanto è.

La partenza, fatta due volte per i problemi alla Marussia, vede volare subito in testa Rosberg; non bene Hamilton, passato anche da Ricciardo. Alonso in difficoltà nel primo giro, superato da Hulkenberg e attaccato da Vergne sin dalle prime battute. Ottimo lo spunto di Raikkonen, ottavo al termine del primo passaggio (partiva dodicesimo).

Nel frattempo continuano le difficoltà di Hamilton: superato dalla Force India di Hulkenberg, è invitato dal suo ingegnere a non spingere, creando dietro a sé un trenino guidato dalla rossa di Alonso. Ed infatti al quarto giro ecco il primo colpo di scena: il britannico rientra ai box ed è costretto al ritiro. Ma le sorprese non finiscono: passa un solo giro e si ritira anche il campione del mondo Sebastian Vettel, che già si era lamentato nel giro di ricognizione per la potenza del suo propulsore Renault. La gara comincia a prendere i contorni di una corsa ad eliminazione.

All’ottavo giro spettacolare duello tutto finnico per la sesta piazza, con Bottas che attacca e supera all’esterno Kimi Raikkonen. Ma proprio mentre la Williams numero 77 si apprestava ad attaccare Alonso ed Hulkenberg, il finlandese perde il controllo in uscita da una curva e tocca il muro danneggiando la gomma posteriore destra e compromettendo una gara sin li fantastica. L’incidente obbliga l’organizzazione a far entrare la Safety Car per rimuovere i detriti, annullando in un amen tutti i distacchi che Rosberg aveva maturato fino ad allora. Tutti ne approfittano per effettuare la prima sosta con Raikkonen che, penalizzato dal trenino creatosi nel box Ferrari, rientra ottavo.

Nessuna emozione fino al giro 36, e sono emozioni negative per i tifosi rossi: Bottas riesce a passare Raikkonen in staccata mentre Alonso, nella logica delle soste ai box, perde la posizione ai danni del solito irreprensibile Jenson Button (molto bene la McLaren motorizzata Mercedes) ma la guadagna ai danni di Hulkenberg.

La parte finale della gara vive soprattutto sul duello per la seconda piazza tra Daniel Ricciardo (un raggio di sole il giovane australiano nel buio del box Red Bull) ed il giovane rookie Kevin Magnussen che, grazie anche ad una McLaren motorizzata Mercedes molto competitiva (quarta l’altra freccia d’argento di Jenson Button), conquista un meritatissimo podio all’esordio. Il tutto mentre Nico Rosberg chiude la sua passerella trionfale conquistando la sua quarta vittoria in carriera e candidandosi come protagonista del Mondiale.

Bilancio Ferrari così così. Se l’obiettivo era portare entrambe le vetture al termine della gara, cosa non scontata e vera incognita per tutti, possiamo parlare di esordio positivo. In realtà vedere le rosse arrancare nelle retrovie, con Alonso quinto ad oltre 30” dal vincitore e Raikkonen ottavo a lottare con scuderie che negli anni passati incrociava solo ai box, fa riflettere sul fatto che la strada da fare è ancora molto lunga. Solo uno sviluppo intelligente della macchina potrà rimettere sulla strada buona questa F14 T altrimenti il sogno mondiale per la Rossa rischia di finire prima ancora di prendere il via. Ai posteri l’ardua sentenza.