Foto: Moto.it

Da quel mese di ottobre 2015, dalla Malesia, la MotoGP non si è più ripresa. Non si è ripresa la sua dignità. Non si è ripresa quella credibilità persa in quelle curve del circuito di Sepang. Ha causato polemiche su polemiche che nemmeno un giornale scandalistico poteva registrare. La vecchia classe 500 è ormai lontana, specialmente per i ragazzi che hanno vissuto gli anni ’90 e i primi mesi del nuovo millennio con le gesta di Michael Doohan, Loris Capirossi, Max Biaggi, Sete Gibernau e Valentino Rossi.

La vecchia classe 500 - Foto: wikimedia.org
La vecchia classe 500 – Foto: wikimedia.org

Erano altri tempi, quelli caratterizzati dalla voglia di emergere con la bravura in gara, facendo appello, qualche volta, anche alla furbizia che, diciamoci la verità, non deve mai mancare. Ma questo articolo non vuole parlare del vecchio Motomondiale che fu, ma di un altro argomento, che personalmente mi sta più a cuore: il tifo. Considero i cori, le urla, gli applausi come fattori imprescindibili per qualsiasi sport, figuriamoci nella MotoGP, dove gli spalti, a ogni Gran Premio, sono gremiti in ogni ordine di posto. Gli stessi posti occupati da famiglie, anziani e semplici appassionati delle due ruote. In Italia, purtroppo, la concezione del rispetto relativo alle idee altrui è sottoterra da molti anni. Basta vedere il calcio, dove in ogni week-end si susseguono diatribe tra “tifosi da tribuna” e i cosiddetti “ultras”. Mi rendo conto di pensarla diversamente dalla maggior parte del popolo italiano ma, ripeto, una manifestazione sportiva senza colore, calore, battimani e urla, la paragono a uno spettacolo triste adatto a una società che non fa delle passioni la sua arma migliore.

Tornando alla MotoGP, una domanda mi balena per la testa da molti mesi: perché, in Italia, si criticano i tifosi che non supportano Valentino Rossi? Perché il più famoso numero 46 del mondo piace a tutti. A mia zia perché ha la faccia da bravo ragazzo. A mio cugino di 15 anni perché sa guidare bene. Ai media perché attira sempre simpatia e audience e poi è italiano. Insomma, un bel mix che si aggiunge alla bravura di saper condurre una moto che molti di noi farebbero sbattere a un muro dopo pochi metri.

Foto: omnicorse
Foto: omnicorse

L’episodio di Sepang con Marc Marquez ha finalmente fatto venire a galla il problema relativo ai fan. Dopo la recente decisione del Fan Club Marc Marquez Italia, che non parteciperanno al GP del Mugello a causa di episodi inqualificabili nei loro confronti, forse tutti hanno capito che anche all’interno del Motomondiale c’è qualcosa che non va. È pur vero che nell’era dei social tutte le news vengono amplificate, ma il grattacapo tifosi esiste e va risolto.

Per quale motivo, un adulto di 40 anni non può tifare Marquez, Lorenzo, Pedrosa senza ricevere nessun improperio? Per quale motivo un bambino di 10 anni deve avere paura a recarsi sugli spalti di un circuito per urlare a tutti “Forza Stoner”? Per quale motivo, la maggior parte dei tifosi del “Dottore” deve per forza attaccare chiunque non la pensi come loro e insultare i rispettivi piloti sulle loro pagine social?(malgrado gli episodi, sia chiaro). Perché Valentino Rossi, e non per colpa totalmente sua, è spesso “protetto” dall’intera opinione pubblica (tranne qualche rara eccezione) che lo considera un Dio inattaccabile. Non per fare il moralista, ma tutti devono darsi una calmata, a cominciare dai media e finendo ai meccanici dei team, perché questo sport, ancora per poco tempo, può essere ripreso per il rotto della cuffia.